Facebook è roba che scotta. Parola della Commissione Ue

Facebook è roba che scotta. Parola della Commissione Ue

Trasparenza, portabilità, diritto all’oblio: sono i cardini del regolamento Ue sulla protezione dei dati, in vigore dal 25 maggio. Per aziende e organizzazioni che li trattano ci sono nuovi obblighi e sanzioni severe. Basterà per mettere fine agli abusi?

Dati facili da raccogliere

Sui social network capita spesso di barattare, forse con eccessiva indifferenza, il consenso di accesso alle nostre informazioni personali con l’uso, apparentemente gratuito, di qualche applicazione.
Il tema del possibile utilizzo illecito di questi dati è finito sotto i riflettori con il caso di Cambridge Analytica, società di consulenza che raccoglie e analizza grandi volumi di dati personali e offre servizi di comunicazione strategica ai partiti politici. Avrebbe così acquisito informazioni relative a 50 milioni di profili Facebook, violandone le condizioni di utilizzo. Infatti, i dati sono stati utilizzati per attività commerciali come la vendita di servizi finalizzati a persuadere le persone a votare Donald Trump, Brexit e altro, pur essendo stati raccolti, per mezzo di una app, per scopi di ricerca scientifica. È improbabile che si tratti di un caso isolato ed è difficile prevedere quali possano essere le conseguenze di operazioni simili.
Siamo però alle porte di un cambiamento importante: la riforma delle norme Ue sull’uso dei dati che entra in vigore il 25 maggio 2018 (Gdpr – General data protection regulation) e che dovrà essere rispettata da tutte le aziende che lavorano nel mercato digitale europeo, anche se legalmente al di fuori dei nostri confini (per esempio, Facebook, Google o Amazon).
Il nuovo regolamento introduce regole più severe che garantiscono agli utenti un maggiore controllo delle proprie informazioni personali. Semplifica al tempo stesso il contesto normativo in cui operano le imprese, che finora si sono dovute confrontare con 28 diverse leggi nazionali, mentre adesso ci sarà un solo insieme di norme uguali in tutti i paesi e un solo interlocutore, l’autorità di supervisione nazionale (in Italia, il Garante per la protezione dei dati personali). Ciò dovrebbe favorire la concorrenza e l’innovazione nel settore dei “big data”.

Nuovi obblighi per le aziende

Tra i risvolti più interessanti della riforma vi sono quelli che riguardano la maggior tutela dei diritti fondamentali delle persone: cosa succederebbe se un evento simile al famigerato caso Cambridge Analytica-Facebook si verificasse dopo il 25 maggio? In che misura la riforma ci protegge dagli abusi?

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